Un’emozione grandissima, come sempre. Ogni volta che parla Zoran Savic – ospite in collegamento video ieri sera della trasmissione televisiva bolognese Sport Club, di cui condividiamo il video integrale – ascoltare le sue parole, le sue riflessioni, i suoi pensieri, e allo stesso tempo immergersi nei ricordi grazie agli aneddoti inesauribili, fa un effetto incredibile. E fa tornare alla memoria le camminate serali durante le trasferte di Euroleague, alla vigilia delle partite, indimenticabili, così come ogni altro momento vissuto e condiviso insieme.
Il primo? E’ a sua volta un aneddoto, praticamente sconosciuto. Una mattina di fine agosto 1996, chiamato mentre ero al mare per un colloquio in Fortitudo, parcheggiai all’angolo tra via Graziano e via Nannetti, dietro al PalaDozza. Uscendo dall’auto, vidi dietro di me un’ombra gigantesca, mentre usciva da un macchinone nero a sua volta enorme: era lui, Zoran Savic, uno dei più grandi Campioni del basket internazionale, appena arrivato in Virtus.
Cosa ho provato in quel momento? Ho sognato di entrare in quel mondo del basket professionistico, dopo che nei cinque anni precedenti, a cavallo tra liceo e università, avevo fatto la spola tra Bologna e Cesena, dividendomi tra studio, collaborazione con l’ufficio stampa dell’Ahena Cesena, squadra di Serie A1 femminile e basket giocato, sia a Bologna che a Cesena. Avevo capito che il mio sogno era lavorare nel basket, vivere della mia passione. Nemmeno per un istante, vedendo a un metro da me Zoran Savic, ho pensato al fatto che avrebbe giocato sulla sponda opposta del Reno.
Era troppa l’ammirazione per il Campione ed il sogno, prima o poi, di poterlo conoscere personalmente. Nei due anni successivi, la conoscenza è stata indiretta (e decisamente “tosta”, attraverso i derby di BasketCity), ma l’ammirazione per il personaggio restava enorme, incredibile, qualcosa di letteralmente inconfessabile a quei tempi, anche perché Zoran Savic di fatto era la colonna portante della Virtus ed ha segnato in modo inconfondibile in particolare la stagione 1997/1998, che avrebbe portato la Coppa Italia alla Fortitudo, ma Euroleague e Scudetto alla Virtus. Sempre passando per la cruna dell’ago di derby infuocati.
Poi, nell’autunno del 2001, il ritorno a Bologna di Zoran Savic. Alla Fortitudo, per dare peso ma soprattutto carattere alla squadra e, di fatto, cambiare le sorti della Società, in prospettiva futura. Ricordo ancora l’emozione che ho provato quando ho saputo della firma, finalmente avrei potuto conoscerlo personalmente e scoprire, dietro al Campione, la grandezza dell’uomo. La stagione successiva, il suo ritiro dal parquet e, immediatamente, il suo approdo dietro alla scrivania da GM, sempre in Fortitudo. Per me, che intanto ero diventato Responsabile della Comunicazione, è iniziato un rapporto professionale, ma soprattutto personale e famigliare, ancora più stretto e confidenziale con lui.
Tre anni incredibili in cui ha dato vita al ciclo più importante nella storia della Fortitudo, con il doppio epilogo delle Final Four di Euroleague a Tel Aviv 2004 e dello Scudetto 2005, qualcosa di assolutamente indimenticabile ed irripetibile. Il suo ritorno a Barcellona per diventare GM dei Blaugrana non ha interrotto il rapporto personale, che anzi si è intensificato a distanza. Così come è avvenuto dopo la sua seconda avventura da GM in Fortitudo nel 2008/2009.
Proprio Zoran Savic, a fine settembre 2010, mi ha dato la possibilità di ripartire, chiamandomi a Barcellona per entrare nel mondo di INVICTUS. Qualcosa di completamente nuovo, nato in quelle famose camminate serali in giro per l’Europa dei canestri. Dapprima un’Agenzia di Management Sportivo, INVICTUS Sports Group, rappresentando allenatori e giocatori di caratura internazionale, quindi una Scuola Basket di Specializzazione, INVICTUS Camp, diventata poi un’Academy, sdoppiata tra Bologna come INVICTUS Academy e Dubai e Abu Dhabi, come Basicball Academy.
Ancora una volta e ancora di più, anno dopo anno, l’importanza dell’uomo ha confermato il valore del Campione. Zoran Savic c’è sempre stato quando ho avuto bisogno per problemi di salute, salendo sul primo aereo, ed ha continuato ad esserci dopo nella mia vita, così come la sua famiglia. Sono queste le cose che contano di più, che valgono di più e che rimangono dentro. Contano le persone, i rapporti di amicizia fraterna, quel legame che ti fa sentire in confidenza e abbatte ogni distanza, ogni confine, facendoti sentire parte di una famiglia.
Un mare di emozioni. Tutto questo, per me, è Zoran Savic.
#WeAreInvictus